Mangiare o non mangiare in strutture non AIC?

Mangiare o non mangiare in strutture non convenzionate AIC? Questo Ä— il dilemma 🙂 a cui credo quasi nessuno si sentirebbe di dare una risposta in senso assoluto se non forse l’Associazione Italiana della Celiachia stessa che risponderebbe giustamente ‘no’, visto che in strutture non convenzionate non si può avere la garanzia della non contaminazione.
In questo articolo desidero darvi il mio punto di vista sulla base delle esperienze fuori casa pregresse avute in questi ormai 5 anni di dieta priva di glutine.
Sul web ho letto un po’ di tutto su disavventure con strutture non convenzionate: panini glutinosi dati a bambini celiaci al posto di quelli privi di glutine, piuttosto che primi piatti a base di glutine serviti al posto di quelli gluten free, ecc…
Però c’è anche l’altro lato della medaglia, la celiachia è in primo luogo una malattia sociale che, a volte, ti porta a rinunciare alla condivisione di un pasto con gli altri.
Per queste ragioni, in generale, apprezzo chi offre almeno qualche alternativa senza glutine, anche non essendo una struttura convenzionata, purché lo faccia con consapevolezza e sensibilità .
D’altronde si potrebbero inserire facilmente nel menù opzioni senza glutine senza necessariamente attrezzarsi con una seconda cucina.
Basti pensare alla semplicità di inserire in un microonde le lasagne o i cannelloni Schar che garantiscono comunque un pasto sicuro essendo sigillati durante la cottura.
Oppure anche mettere a disposizione penne o spaghetti senza glutine, sappiamo che il fatto di usare stoviglie dedicate sia ormai una vecchia e superata convinzione, una volta lavate accuratamente le stoviglie si possono tranquillamente riusare quelle utilizzate per cuocere pietanze con glutine, purché non ci siano residui.
L’idea che crescendo un bambino possa essere escluso in molti contesti sociali non potendo condividere un pasto con gli altri è un’ idea che faccio fatica ad accettare.
Per questo sono favorevole ad una rete che diventi sempre più grande purché alla base ci sia un minimo di documentazione sul tema, fosse anche da autodidatti.
Se invece il celiaco è visto come possibile futura “rottura di scatole” temendolo quasi un po’ per paura di possibili contestazioni, oppure, come mera opportunità di business, si andrà poco lontano.
In conclusione, sono flessibile a consumare un pasto anche in strutture che non facciano parte del circuito AIC ma tipicamente leggo bene le recensioni che si possono trovare in rete per non imbattermi in brutte sorprese.
Ad oggi, a parte qualche esordio “infelice” del tipo: “Chi ha il problema?” devo dire che l’esperienze anche in strutture non certificate sono state in generale positive, al netto che in alcuni contesti ci si debba un po’ accontentare avendo meno possibilità di scelta rispetto a chi consuma un pasto standard.
Però non si rimane a stomaco vuoto almeno 😂.
Il mio augurio quindi è che sempre più strutture, creandosi una base culturale favorevole, entrino a far parte del circuito AIC.
Per quelle che non potranno o non vorranno, per tanti motivi in cui potrei mai entrare in merito, fare parte della rete AIC l’auspicio è che conoscano comunque il tema celiachia e si aprano a mettere in ogni caso a disposizione anche solo qualche opzione di pasto sicuro così che nessuno mai debba sentirsi escluso o impossibilitato a mangiare.
E voi? Come la pensate sul tema?