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About Celiachia

Celiachia, perchè “malattia sociale”

Premesso che non mi piace definire la celiachia una malattia, benchè dal punto di vista della definizione lo sia, questo perchè alla fine è una condizione che si cura senza medicine, con una dieta. E’ vero che ad oggi con ogni probabilità sarà una dieta a vita però è di questo che si sta parlando… Di ridefinire il proprio regime alimentare per riaquisire una situazione di benessere. Per questo, quando è arrivata la diagnosi, in primis per la mia bambina non ho reagito come a volte ho visto accadere in modo drastico o “tragico” ma ho gradualmente metabolizzato la cosa e fin da subito fatto il possibile per capire come renderle la vita facile. Inizialmente la bambina benchè piccola non voleva più mangiare, si nascondeva sotto il tavolo… Ma col tempo a casa siamo riusciti a prendere le misure con questa nuova realtà, a rimboccarci le maniche per preparare il possibile in casa così da rendere i piatti appetibili e buoni quasi come quelli con il glutine… La maggior parte delle difficoltà, benchè non sarebbe male in fase iniziale avere comunque un supporto psicologico per affrontare al meglio le nuove situazioni, si trovano non tanto nel contesto domestico dove si è  in una specie di campana di vetro, ma fuori dalle mura domestiche dove invece, a volte, non c’è molta cultura sull’argomento.

Per cui ci si ritrova di fronte al fatto che la propria/o figlia/o possano essere isolati durante i pasti in ambiente scolastico, il tutto sicuramente per una maggior tutela però, ahimè, eccessiva e non utile al fine di preservare la salute psico-fisica del bambino. Non succede nulla se mangia accanto al compagno di banco che ha una normale schiacciata con glutine, anche perchè poi i bambini celiaci diventano prestissimo ultra consapevoli e non andrebbero mai a chiedere un pasto al compagno. Cosa analoga, ci si può trovare di fronte a domande del tipo “può assaggiare gli agrumi?”, “può mangiare le uova?”. E tu, che ti sei fatto una cultura sul tema, ti chiedi ma come è possibile? In primo luogo probabilmente starebbe al sistema scolastico mettere il personale nelle condizioni di conoscere meglio queste situazioni proponendo corsi gratuiti a riguardo. Al momento non pare ci sia un grande investimento in tal senso… Altre situazioni scomode che vi troverete ad affrontare saranno gite in cui i vostri figli dovranno portarsi il pasto da casa, o ancora feste di compleanno a cui non vorranno andare perchè “per me non c’è nulla da mangiare”.

Ecco perchè “malattia sociale” perchè spesso, ahimè, le persone si trovano ad essere escluse non avendo ancora in tutti i luoghi un’alternativa ai cibi con glutine. Per questo apprezzo anche locali che offrono opzioni senza glutine pur non essendo nel circuito AIC perchè comunque danno la possibilità di condividere un pasto con gli altri. Quello che suggerisco lato mio è comunque di non arrendersi e, se abbiamo un invito per un evento a cui si vuol partecipare, ostinarsi al punto tale da portare un’alternativa da casa. A quel punto, forse ottimisticamente, qualcuno si chiederà “come mai questa persone non può mangiare qui?”.

Perchè ricordiamoci la celiachia non è una moda, non è un mood o uno stile di vita; è una malattia. Non mettiamola sul piano dei vegeteriani e dei vegani a cui, per quanto rispetti pienamente le loro scelte, non accade nulla se una volta trasgrediscono. Diverso è per chi ha la celiachia.

Ilaria

Sono Ilaria, intollerante al glutine e mamma di una bambina celiaca. Da sempre ho un’anima divisa tra l’aspetto informatico/scientifico e quello umanistico. Informatica, ma anche giornalista pubblicista iscritta all’albo dal 2012. Ho coltivato la mia passione per la scrittura in varie forme… Il blog è l’ultima in ordine temporale. Qui unisco la passione per la scrittura a quella per questo nuovo mondo in cui ormai ho imparato, all’ inizio con un po’ di fatica, ad orientarmi: quello senza glutine.
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